Gen 13 2017

STRACCI DI BAGNAIA

Antiche le origini degli stracci di Bagnaia che prendono il loro nome dal tipo di lavorazione con cui vengono realizzati. Stirata infatti di creare una sfoglia abbastanza spessa con un impasto di acqua e farina per poi tagliarli a strisce ed essere strappati a mano in dei pezzettini di varia grandezza.

Successivamente si può scegliere di lasciarli asciugare in una spianatoia e poi messi a cuocere oppure si possono cuocere direttamente in acqua bollente

Una volta ultimata la cottura si toglie  la pentola dal fuoco, eliminando una parte di acqua, si aggiunge un pugno di sale grosso e subito si riempie la pentola con acqua fredda e quindi si scola rapidamente.

La tradizione vuole, che durante l’assedio di Bagnaia da parte dei Lanzichenecchi,  fossero rimaste in città solo donne, vecchi e bambini. Le donne bagnaiole di carattere forte e volitivo non solo non si persero d’animo ma, oltre ad invocare la Madonna miracolosa della Quercia, a cui erano molto devote e che le aiutò a fugare le truppe dei Lanzichenecchi, per poter sopravvivere alla fame, si inventarono questo piatto fatto solo di acqua e farina.

Così trattata prende appunto il nome di “pasta lavata” perchè perde quel carattere scivoloso che è tipico della pasta fatta con sola acqua e farina.

Il condimento che accompagna gli stracci di Bagnaia è generalmente un sugo fatto con carne di maiale o spuntature delle ossa del maiale e aggiunta di pecorino piccante, oppure più semplicemente con sugo all’aglio, olio e peperoncino e l’immancabile aggiunta di pecorino grattugiato.

I Giardini di Ararat propongono  gli stracci di Bagnaia conditi alla amatriciana, alle patate (con una ricetta tipica della famiglia Belli), al tartufo e nocciole (condimento vegan) e gli stracci di cicoria al rosmarino e fichi secchi di Carmignano.  Visita la Pagina dedicata ai Giardini di Ararat

 

Set 26 2016

LE ORIGINI DI VETRALLA

Secondo la leggenda e la fervida fantasia di uno storico vetrallese del Settecento, Luigi Serafini, la fondazione di Vetralla sarebbe avvenuta ad opera nientemeno che del mitico Noè il quale, sceso dall’Arca arenatasi sulle alture di Valle Cajana, avrebbe approfittato dell’ottimo vino prodotto da queste parti per rinfrancarsi delle bibliche fatiche del diluvio. Per questo grappoli d’uva e tralci di vite campeggiano in bella evidenza nello stemma comunale.

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Set 26 2016

LA LEGGENDA DEL SANCTA SNCTORUM

Originariamente si riteneva che la reliquia fosse stata consegnata a Papa Leone III il 25 dicembre 800 da Carlo Magno, in occasione della sua incoronazione. L’imperatore l’avrebbe a sua volta ricevuta da un angelo mentre pregava presso il santo Sepolcro.
Secondo un’altra versione, invece, il prepuzio sarebbe un dono di Irene di Bisanzio, ricevuto da Carlo Magno in occasione delle nozze. Leone III lo collocò nel Sancta sanctorum della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, assieme alle altre reliquie.
Secondo le leggende del villaggio di Calcata nel 1527 un soldato dell’esercito lanzichenecco che aveva preso parte al sacco di Roma, riuscì a depredare il Sancta sanctorum di San Giovanni in Laterano. Imprigionato nel paese, nascose il reliquiario contenente il Santo Prepuzio
nella cella, dove sarebbe stato scoperto nel 1557.
Nella Chiesa Parrocchiale è custodito il Sacro Prepuzio di Gesù.
Durante il Medioevo in varie città europee c’erano addirittura diciotto diversi Santi Prepuzi!!!

Set 26 2016

LA LEGGENDA DELL’ISOLA BISENTINA

Antichissime credenze parlano di un mondo sotterraneo chiamato Agharti, dove abitano esseri sovrannaturali, conoscitori delle Verità Supreme, incontaminati dal Male. Lì risiederebbe anche il Re del Mondo ed i destini degli uomini e del pianeta sarebbero
nelle sue mani.Dell’esistenza di questo mondo inaccessibile e dei varchi attraverso cui entrarvi si favoleggia da tempi remoti. Gli altri varchi sarebbero nella foresta amazzonica, in Brasile, in Siberia e nel grande deserto del Gobi in Asia centrale. Tra le zampe della famosa Sfinge nella piana di Giza vi sarebbe poi un ulteriore accesso al mondo fantastico di Agarthi.
Il varco di accesso in Italia, invece, si troverebbe proprio sull’isola Bisentina nel lago di Bolsena, luogo sacro per il popolo degli Etruschi.
Pur se disabitata, è aperta al pubblico e la si può visitare accompagnati da una guida imbarcandosi su un battello dal porticciolo di Capodimonte.

Set 26 2016

LA LEGGENDA DELL’ISOLA MARTANA

Secondo la Leggenda nei giorni di tramontana è possibile sentire le urla della regina Amalsunta, morta e strappata al suo grande amore tomeo con l’inganno. Secondo la leggenda, questa donna dal temperamento deciso e intrepido si inimicò i Goti i quali, grazie a un complotto ordito con l’appoggio del cugino e marito Teodato, prima la imprigionarono nell’isola e poi la uccisero nel 535 dopo Cristo.
La custodia dell’isola e della prigionia della regina fu affidata ad un giovane pescatore Tomeo di cui la regina si innamorò follemente. Suo marito Teodato, consapevole dell’amore di Tomao, riuscì ad organizzare l’assassinio della regina in un momento in cui l’amato era lontano ed inconsapevol

Set 26 2016

La Leggenda della bella Galiano

La leggenda della bella Galiana è molto diffusa nella cultura popolare cittadina e trova le sue origini nel mito della fondazione di Viterbo. I Troviani, sbarcati sulle coste dell’Alto Lazio dopo la distruzione della loro città fondarono Viterbo.
Fù una scrofa bianca che indicò il punto dove avrebbero dovuto fondare Viterbo. Come segno di riconoscenza ogni anno, seguendo il volere degli dei i cittadini avrebbero dovuto dare in sacrificio una giovane ragazza in pasto alla belva mentre la popolazione assisteva da una certa distanza al rito.

Quando vene sorteggiata la bella Galiana, giovane avvenente di una bellezza incomparabile
provocò un certo dolore e sgomento nella popolazione. Sul luogo del sacrificio mentre Galiana era pronta per essere divorata dalla belva uscì dal bosco un leone che dilaniò con quattro terribili colpi dei suoi artigli la scrofa cambiando cosi il destino della giovane virtuosa.
In segno di riconscenza per il gesto compiuto venne istituita l’immagine del leone con accanto la pelle bianca della scrofa con le quattro macchie rosse delle ferite poste in croce come emblema civico.
Fu costruita una cappella votiva intitolata alla Madonna della Scrofa Nel luogo della liberazione dal sacrificio, divenuta poi Madonna del Soccorso e sullo stesso masso del sacrificio venne scolpita la scena.

Questo episodio accrebbe la fama della bella Galiana, molti cavalieri arrivarono in città per chiederla in sposa, Ma Galiana, la quale, fidanzata con un giovane contadino chiamato Marco, respingeva ogni proposta, anche se avanzata da nobili.
Anche Giovanni de vico, esponente di una potente famiglia prefettizia di Roma si recò a Viterbo per chiederla in sposa con con l’unico risultato di sentirsi riferire che la ragazza non gradiva la sua corte.
Dopo essere stato più volte respinto decise di rapire la ragazza e una notte di pioggia getto una fune nella camera della bella per rapirla. Con l’aiuto dei suoi concittadini mise sotto assedio Viterbo, pretendendo la consegna della ragazza. La città resistette eroicamente, fino a quando il pretendente respinto fu ferito, sul letto di morte chiese di poter vedere Galiana per almeno una volta.
La ragazza si affacciò dalle mura cittadine, ma per ordine del principe, un arciere la trafisse alla gola, dalla ferita sgorgarono sangue e vino..

Set 25 2016

VASANELLO

Sebbene durante le invasioni barbariche e il periodo bizantino non si ha alcuna notizia di Vasanello, reperti archeologici trovati a Campo Morto, circa un chilometro dal paese,  testimoniano la presenza di insediamenti nei territori di  Vasanello  fin dall’epoca Etrusca-Falisca, reperti ad oggi custoditi nel Museo Archeologico di Firenze. Le terre dove oggi sorge l’antico borgo furono tra le prime a far parte dello stato pontificio, donate dal Re Logobardo Liutrando a Papa Gregorio II nel tardo Medioevo. Fu nel 1278 che un noto esponente della casata degli Orsini, Orso, s’mpadroni di Vasanello ma fu costretto alla resa grazie a Martino IV. Nel 1305 Vasanello stipulò una convenzione di mutua difesa con Viterbo. Nonostante questa stipula che consentiva al paese una larga autonomia dalla Santa Sede, fu solo nel 1375 che Vasanello riusci a rompere le ultime sudditanze che la legavano ad essa  ma venne presto risottomesso da Gregorio XI. Successivamente e per circa un secolo, Vasanello fu governata dal podestà di Orte e Soriano, fin quando non subentro la famiglia dei Colonna.

 Le terre dove oggi sorge l’antico borgo furono tra le prime a far parte dello stato pontificio, donate dal Re Logobardo Liutrando a Papa Gregorio II nel tardo Medioevo. Fu nel 1278 che un noto esponente della casata degli Orsini, Orso, s’mpadroni di Vasanello ma fu costretto alla resa grazie a Martino IV. Nel 1305 Vasanello stipulò una convenzione di mutua difesa con Viterbo. Nonostante questa stipula che consentiva al paese una larga autonomia dalla Santa Sede, fu solo nel 1375 che Vasanello riusci a rompere le ultime sudditanze che la legavano ad essa  ma venne presto risottomesso da Gregorio XI. Successivamente e per circa un secolo, Vasanello fu governata dal podestà di Orte e Soriano, fin quando non subentro la famiglia dei Colonna.

Nel 1433 Eugenio IV passo l’antico feudo al nobile Gentile Migliorati che successivamento lo passa agli Orsini. Nel 1505 Il Castello oggi noto come castello degli orsini fu dato in dote a Nicola della Rovere in occasione delle sue nozze con Laura Orsini nipote di Papa Giulio II che compi la donazione. Alla morte di Nicola della Rovere il castello fu ereditato da suo figlio Giulio. Non avevdo discendenti diretti Giulio lasciò il castello a sua sorella e alla famiglia dei Colonna, a cui Elena si era legata in matrimonio sposando Stefano Colonna. I Colonna rimasero in possesso del Paese fino al 1700, a cui seguirono i Colonna-Barberini di Sciarra che ne restarono proprietari fino alla caduta dello Stato Pontificio.

Etimologia  Anticamente conosciuto con il nome di Bassanello, nome latino di persona Bassius con l’aggiunta del suffisso -anus. Solo di recente è stato chiamato Vasanello forse in riferimento all’arte dei vasai molto diffusa in zona.

Set 25 2016

MONTEROSI

Al 1081 risale la prima bolla pontificia emanata da papa gregorio VII testimonia l’esistenza di monterosi, dei territori segnati all’Ordine dei monaci cluniacensi di San Paolo dell’Abbazia di sant’Anastasio che fondarono il primo nucleo storico di Monterosi, una piccola fattoria abbaziale. Subentrarono successivamente, durante un breve periodo di decadenza del potere temporale, due potenti famiglie a contendersi la supremazia del borgo: i Colonna e i Borgia. Nel corso degli anni Il borgo dapprima passo’ sotto il dominio feudale degli Anguillara, degli Orsini, dei Malabranca e infine dei Colonna. Numerosi pontefici tra cui Paolo II, Sisto IV, Gregorio XVI, Clemente VII, Papa Clemente VIII. L’ultimo ospite papale fu Papa Gregorio XVI. Anche le armate Napoleoniche trovarono dimora nell’antico palazzo residenza del cardinale Lorenzo Altieri. Di importanza storica sono anche le sponde dell’attuale lago di Monterosi un tempo noto come lago Janula, sede dell’incontro tra Papa Adriano IVe Federico Barbarossa Imperatore del Sacro romano impero. Durante la meta del XiXsecolo tutte le proprieta’ dei monaci passarono al principe romano del Drago. Attorno all’antico borgo furono edificati altri due borghi ad oggi esistenti : al “Borgo Madonna della Centura” che comprende il primo insediamento e
l Palazzo abbaziale conosciuto oggicome Palazzo Altieri, rifatto nella facciata su commissione di Alessandro Farnese subentro il “Borgo Romano” che si snoda lungo la via Cassia e successivamente il “Borgo Aldobrandino” che divide dalla via Cassia in direzione del cosiddetto Monte Lucchetti.
Set 25 2016

GALLESE

Secondo la leggenda la prima pietra di Gallese fu posta da Haleso, figlio di Agamennone, che diede così inizio alla stirpe dei Falisci. Leggenda a parte, le origini del paese sono veramente antichissime, e questo è dimostrato dalla molteplicità di tombe ed insediamenti etruschi sparsi nella zona. Il piccolo borgo, così come ci appare oggi, si formò comunque nel medioevo, quando a causa delle continue dispute tra famiglie rivali, venne edificato un maniero protetto da possenti mura. Nel 733 il paese fu venduto dal duca di Spoleto, Trasimondo, a Gregorio III che ne fece una sede vescovile. Il paese fu sempre devoto nei confronti della Chiesa alla quale consacrò ben due papi: Martino I nell’882, e Romano I nell’892. Il prestigio che acquisì grazie alla sua religiosità chiamò a Gallese diversi pellegrini, tra i quali un monaco cistercense che, dopo la sua morte, fu canonizzato da Adriano IV con il nome di San Famiano. Numerose famiglie si avvicendarono alla guida del paese, come spesso accadeva quando veniva nominato un nuovo papa: Alessandro VI Borgia lo affidò figlio Giovanni, Giulio II ai Della Rovere e Paolo IV al nipote Giovanni, duca di Paliano. Fu poi la volta degli Altemps e, quindi, degli attuali 

proprietari, gli Hardouin, nominati duchi di Gallese nel 1861 da Pio IX. La chiesa di San Famiano, costruita nel 1155 sulla grotta dove fu sepolto il santo patrono, è stata rimaneggiata pesantemente nel XVI secolo e in seguito più volte ripresa. L’interno è a quattro navate, ma una risale ad epoca posteriore, aggiunta probabilmente durante una delle varie ristrutturazioni. Pregevole il presbiterio sopraelevato.

Etimologia- Chiamato in passato Gallesio, il nome va collegato ad altri della zona (Galletta, Galla, Gallesana) e si riferisce solitamente ai luoghi che hanno una particolare esposizione al sole

Set 25 2016

FABRICA DI ROMA

l comune di Faleria, già Stabbia, sorge a circa 40 km da Roma a sinistra della via Flaminia, tra i comuni di Rignano, Calcata e Civita Castellana, circondata da un lato dal massiccio del Soratte, mentre dal lato opposto incorniciano l’orizzonte i monti Cimini e i Sabatini. Ebbe anticamente il nome di Stabla, poi Stabbia o Stabia ed infine Castrum Stabie. La denominazione attuale è in vigore almeno dal 1873; recentemente è stato proposto il ritorno al vecchio nome.
L’esatta etimologia di Stabbia è ancora molto incerta, alcuni storici spiegano questo nome come derivato dal latino Stabulum nome di stazione posta lunga una strada etrusca o romana di cui oggi resta sulla via Flaminia la cosiddetta osteria di Stabbia. Altri studiosi invece attribuiscono il nome di Stabbia come derivato da Stabilis, cioè stabile per i suoi poderosi fortilizi e stabili fondamenta.
Il primo insediamento umano a Stabbia avvenne nel luogo della piccola ed interessante rocca tufacea della Rocchetta, situata sotto la Casaccia di Piè di Castello, all’interno della quale sono state ritrovate numerose tracce di insediamenti umani, alcuni dei quali risalenti all’età arcaica.

Stabla è nominata inizialmente nelle bolle di Giovanni XIX e di Benedetto IX e quindi considerata come un feudo, infatti si ha notizia nel XIV secolo che Stabia era tassata per un consumo di 5 rubbia di sale a semestre, ma già al quel tempo apparteneva agli Anguillara, ai quali rimase fino al XVII secolo.Una data, il 1º novembre 1504, è famosa per la vicenda di Girolama Farnese, moglie di Giuliano Anguillara, che fu sospettata di aver tentato con i suoi amanti, di avvelenare il figlio Giuliano, e conseguentemente assassinata barbaramente dal figliastro GiovanBattista. Un’altra data importante è il 28 gennaio 1563, giorno in cui fu emanato un decreto di Everso Anguillara che stabiliva pene per chi tagliava “cerque”, perché “in breve tempo si resterebbe senza selve”.Nel 25 giugno del 1660 Stabia passò al principe Borghese, che la acquistò per 110 mila scudi. Le porte e la cinta muraria vennero abbattute nel 1900 per le nuove esigenze urbanistiche