Tra due delle più importanti vie consolari, la Cassia e la Flaminia, immerso nella suggestiva quanto misteriosa valle Suppentonia, a metà strada tra Roma e Viterbo, sorge Castel Sant’Elia. Il paese, ricco di storia, conta circa 2.200 abitanti; La sua estensione territoriale va dal fosso di Rio Vicano a quello della Ferriera (o mola vecchia) occupando gran parte dell’antica regione Falisca. Numerose sono anche le presenze etrusche rappresentate dai famosi “Pagus”, villaggi con le caratteristiche grotte abitative, di identica fattura, collegati da percorrimenti lungo le vallate. Le presenze sono così individuate: PIZZO JELLA sito sullo sperone terminale sulla confluenza delle valli al di sotto delle quali scorre il fosso Malnome. Castel d’Ischi, o Castellaccio, sito sulla rupe che si affaccia sulle vallate di fosso Monte Lanfoia e dell’Agnese. Su detti “Pagi”, abbandonati nel periodo romano, in quanto tagliati fuori dalle grandi vie di comunicazione (Cassia, Amerina, Flaminia), sono sorti insediamenti medievali con mura e torri d’avvistamento ancora visibili. La zona più antica del paese attualmente scarsamente abitata si trova ai margini di una rupe, Pizzo sant’Anna, da dove è possibile ammirare la maestosa e imponente “Basilica sant’Elia”. La zona nuova, invece, si snoda urbanisticamente a “Macchia di Leopardo”, fino a raggiungere da una parte Civita Castellana, e dall’altra la più vicina Nepi. Castel Sant’Elia deve la sua nascita al pontefice San Gregorio Magno.Luogo di culto e di storia, il paese è riconosciuto come il sito delle 15 chiese, gran parte dedicate alla Madonna, e per l’incontro tra il Papa e la regina dei longobardi, Teodolinda, avvenuto in una chiesa rupestre, la Grotta di San Leonardo, al momento difficilmente raggiungibile. Dopo un lungo periodo di dipendenza dai pontefici, il paese diventa Feudo e vede susseguirsi le famiglie dei Colonna, degli Orsini, e dei Farnese; a questi ultimi si deve il merito di aver creato e sviluppato un apparato amministrativo e giuridico molto valido e soprattutto quello di aver costruisto il nuovo Castello con le mura Castellane e i torrioni intorno al 1540, mentre la torre d’ingresso con i due stemmi dei farnesi è stata costruita agli inizi del 1900 ad opera dell’ing. Gherardi su commissione del Municipio. Nel 1663 il paese passa di nuovo sotto il controllo Papale a seguito della vendita dei farnese a papa Innocenzo X, dovuta a debiti contratti con lo stato Pontificio. Nel ‘700 Castel Sant’Elia si estende al di fuori del Castello Farnese con la costruzione del Borgo, attuale Corso Umberto I°, opera che, urbanisticamente parlando, raggiunge alti livelli tecnici. Alla fine del 1700 i beni di Castel Sant’Elia passano al marchese Lezzani: il palazzo dei marchesi Lezzani oggi completamente restaurato e sede Comunale, si trova nell’attuale Corso Umberto I°. Tra le 15 chiese “storiche” un posto di assoluta preminenza spetta al “santuario della Madonna ad rupes”. Artefice della nascita del santuario fu un eremita, Fra Rodio (Bari 1743 – Castel S. Elia 1819) che, con sagace e immensa fede scavò nel tufo una scalinata di 150 gradini fino a raggiungere quello che sarà il luogodalla futura “Grotta della Madonna”. Il Santuario, gestito dal 1892 prima dai Francescani Irlandesi, poi da quelli di Sassonia, sotto la presidenza di Padre B. Doebbing, diviene il luogo di culto più importante della provincia di Viterbo. Vi si venera la miracolosa immagine di una Madonna dal volto dolcissimo ceh con le mani giunte adora il Bambino addormentato sulle sue ginocchia. Il Santuario è meta di pellegrinaggi provenienti da ogni parte d’Italia e del Mondo. Può vantare una schiera di personalità di ogni rango che nel corso dei secoli si sono recate a rendere omaggio alla Vergine delle Rupi. Fra tutte spicca la visita del S.Padre Giovanni Paolo II° avvenuta il 1° Maggio 1988. Accanto alla grotta della Madonna sono conservati paramenti e oggetti liturgici, antichi e unici nel loro genere, provenienti probabilmente dalla vicina Basilica di Sant’Elia e risalenti al XII/XIII sec. sono mitre, tuniche, sandali, inoltre vi si conserva un cofanetto del XIII sec. Attualmente il Santuario e’ gestito da una comunita’ di padri polacchi: Oltre alla citata grotta di S. Leonardo sono da ricordare, tra le grotte rupestri, quella di S. Anastasio, scavata sopra la grotta della Madonna ad Rupes da dove prese origine l’attuale Santuario, e la grotta di S. Nonnoso visibile a mezza costa sopra la Basilica Sant’Elia. Tra le chiese, quelle caratterisitiche di S. Lucia, della Madonna dell’Immagine, la piccola chiesa di S. Antonio da Padova, quella parrocchiale di S. Antonio Abate e la chiesetta di S. Michele Arcangelo. Ognuna ha le caratteristiche specifiche e pregievoli opere.
Nel complesso del Santuario si trova la chiesetta di S. Michele Arcangelo, oggi restaurata. Fu probabilmente edificata dai monaci Benedettini tra l’VIII e il IX sec. E’ da ricordare una lastra marmorea del IX sec. con vari disegni e figure simboli della lotta tra il bene e il male
Etimologia: E’ un composto di “Castello” (che deriva dal latino Castum o Castellum e si riferisce alla presenza di una fortezza in zona) e “Sant’Elia”, il nome del santo a cui è dedicata la basilica del paese.