Al calar del sole, verrà oltrepassata la porta dell’antico borgo di Blera, lasciando con essa ogni tipo di protezione e contatto con la realtà. Man mano le luci dell’abitato si affievoliranno e si scenderà proprio nella parte più profonda, cuore della forra. Questo luogo, intriso di antiche vestigia e ombre del passato, sarà una sorta di introduzione a questo percorso.
Nel fondo valle, proprio come in un calderone, si fonde il sacro con il profano, gli etruschi ai cristiani, le leggende di un drago e le imprese valorose del santo patrono fino ad arrivare al quadrivio dove si incontravano le streghe di Blera. Storie eroiche, secoli bui e salvezze di anime, sintetizzate in due parole: buio e luce! Anche questa escursione infatti sarà al buio, illuminata però dalla luce delle piccole lucciole.
Il percorso costeggia il fiume e, nella riva opposta, la città eterna degli antichi etruschi con i loro sepolcri. Si passerà in prossimità di un piccolo santuario etrusco, percependo, senza filtri, la sacralità del luogo. Poi si arriverà al piccolo santuario della Madonna della Selva, testimonianza della devozione Mariana del popolo di Blera e dei rituali a esso connessi. Restando poi sul filo dei rituali, si parlerà di uno molto interessante: la preparazione dell’acqua di San Giovanni, che ricorre proprio in questi giorni, ed è a metà tra magia e religione cristiana.
Quella di San Giovanni (tra il 23 e 24 giugno) è la notte che decide i destini dell’intero anno solare, dove vengono svolte pratiche divinatorie, lavacri di purificazione, falò rituali, raccolta notturna di rugiada ed erbe benefiche. L’ipotesi più probabile è che il Cristianesimo integrò all’interno della propria liturgia le due feste pagane (del 24 giugno e del 25 dicembre), rievocative del solstizio estivo e invernale.
Strettamente collegata alla notte di San Giovanni è la notte delle streghe italiche, la più breve dell’anno. E’ durante la suddetta notte che le donne desiderose di restare incinte potevano realizzare il proprio sogno: era necessario recarsi al famoso noce e ivi bagnarsi le parti intime con la rugiada. Ed è con le erbe di San Giovanni che un ignaro testimone poteva curare il malocchio procurato da quegli stessi riti in cui si era sbadatamente imbattuto. Addebitarono alle streghe epidemie e morti premature. Guardate con sospetto per certe abilità di ostetriche e di curatrici o perché forestiere senza figli, furono le colpevoli eccellenti di un’epoca di transizione in cui la donna aveva perso la sua sacralità. La tradizione vuole che in questo particolare momento astrale, si radunassero nei crocicchi delle strade per espletare i loro sortilegi, dal momento che a loro volta erano favorite dalle speciali potenzialità dell’acqua di San Giovanni.
Dopo aver lasciato la Via Cava etrusca e percorso la forra, ci si dirigerà verso una carrozzabile poco frequentata fino a raggiungere un tratto della ferrovia dismessa con annessa stazione abbandonata. Tante differenti strade per percorrere tanti differenti storie e secoli. Dal quartiere periferico del borgo si attraverserà una tagliata recente, fino a rimanere sospesi sull’alto ponte moderno, che, come una linea di confine ci mostra il profilo del paese adagiato sulla rupe e illuminato come un presepe, per condurre il visitatore nuovamente ai nostri tempi e alla sua realtà.